venerdì 15 marzo 2013


      Un cancro radicato nella nostra terra


di Edoardo Mazzini, II I

Mafia. Una parola così lontana, che descrive un fenomeno ancora più lontano, se pronunciata o ascoltata nelle regioni del Nord, soprattutto nella nostra. Sì, ormai tutti conosciamo gli avvenimenti di Milano 2, di Malpensa, dei quartieri periferici delle principali città lombarde, delle infiltrazioni in Piemonte, ad Alessandria e Cuneo, ma l'Emilia Romagna viene da tutti reputata una regione "vergine" in questo campo. Eppure, prestando un minimo di attenzione alle statistiche siglate da poco  , è una delle regioni più in via di sviluppo e miglioramento, soprattutto dal punto di vista infrastrutturale, di tutta Italia. La cosa allora non suona un po' strana? La giustizia e i controlli qui, nella nostra regione, sono così stretti da impedire e debellare le infiltrazioni? E soprattutto, la mafia, non si sposta dove circolano denaro, risorse, appalti e opportunità di guadagno, soprattutto se esse possono durare nel tempo?Questo aspetto è molto controverso e i media di certo non ci aiutano a fare luce sugli avvenimenti riguardanti la nostra regione. Ma è indispensabile dire, in primo luogo, che la nostra regione non è più "vergine" da tempo. Abbiamo da poco esaminato, perfino sui giornali, che avevano in parte tentato di tacere su sviluppi minori, i casi di infiltrazione mafiosa nella costruzione delle nuove e importanti infrastrutture sanitarie ed aziendali a Reggio-Emilia. Si potrebbe poi tranquillamente citare il risultato di un blitz della finanza in cui sono stati recuperati svariati milioni di euro che si spostavano di mano in mano in modo a dir poco losco, soldi che dovevano essere adibiti alla ristrutturazione dei viali di circonvallazione a Ferrara. Oltre a quelli citati, troviamo altri casi eclatanti, ma il tema realmente più spinoso è il numero sempre maggiore di negozi, distribuiti nelle varie città della regione, che hanno iniziato, anche se in forma ridotta, a pagare il pizzo. Sembra una cosa impossibile, ma accade. Ci si potrebbe chiedere come possa essere la mafia, sì, proprio quella siciliana o campana, quella che fa pagare il pizzo, incendia le macchine e spacca le vetrine come atti intimidatori, essere giunta fin qui, nella nostra regione? Ebbene, la risposta è semplice: la nostra regione si sta evolvendo, si sta qualificando come una delle regioni più sviluppate in Italia a livello industriale, infrastrutturale e nel settore dei servizi. Ma naturalmente, per realizzare tutti i progetti, chiudere tutti gli appalti e concludere i lavori stanno ora circolando nella nostra regione capitali decisamente considerevoli e la mafia, notata una così proficua e redditizia opportunità, non si è di certo fatta indietro. Questo ci dovrebbe invitare a riflettere, a smettere di vedere la criminalità organizzata come un qualcosa che sta fuori dal nostro mondo, non solo nel quotidiano ma in un senso più generale, e ci dovrebbe portare ad un impegno, doveroso e vantaggioso a favore di noi stessi e della nostra regione. Questo fondamentale impegno consiste nell'alzare la voce, promuovere trasparenza, solidarietà economica, screditare eccessive rivalità aziendali e soprattutto impegnarsi, cittadino per cittadino, studente per studente, a combattere in ogni modo possibile, per ridare respiro alla nostra regione, che in un momento così importante del suo sviluppo ha bisogno di essere libera da catene, bavagli e impedimenti posti dalla mafia per assecondare i propri fini.

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