Gastarbeiter: storia (segreta)
dell'immigrazione italiana in Germania
Veronica Contucci, 5I
Nell'immediato dopoguerra la
situazione in Italia e Germania è complessa: da un lato troviamo il nostro
paese ridotto in miseria, affaticato e appesantito dalle conseguenze
dell'unificazione del secolo precedente. Lo scontro fra monarchia e repubblica
allarga le divergenze fra i vari popoli italiani che abitano sulla penisola.
Dall'altro lato abbiamo una Germania divisa e conquistata dai vincitori, che la
stanno sottoponendo ad una dura "denazificazione", pronta a
ricostruire il futuro sulle macerie del passato. Anche se dopo la Seconda
Guerra Mondiale i rapporti internazionali fra le due ex-alleate sono poco
scorrevoli, negli anni successivi e precedenti al boom economico la presenza dell'una combacerà con quella dell'altra quasi alla perfezione.
"Il problema è quello
di provvedere alla sussistenza e al miglioramento delle condizioni, sopratutto
nel mezzogiorno, di una popolazione che cresce su un territorio di limitate
risorse" (Congresso
del PRI, Roma 1971). Lo Stato Italiano spinge da anni i suoi cittadini,
soprattutto meridionali, ad emigrare all'estero, cercando di evitare un
ulteriore addensamento della popolazione. Ciò che succede in Germania è invece
l'esatto opposto: le industrie si moltiplicano, in tutto il territorio si
costruisce e ricostruisce come pazzi, la manodopera non è mai sufficiente o
troppo costosa.
È il 1955 quando i governi di
Germania Occidentale e Italia stipulano un accordo bilaterale che regola i
flussi migratori. Scopo di questo accordo è indirizzare i movimenti migratori
verso la Germania in modo mirato e controllato, nelle zone più bisognose di
manodopera a basso costo.
Da questo momento in poi in
Italia vengono fondati vari uffici di collocamento tedeschi. Il primo di questi
è a Verona. Funzione di questa nuova istituzione è per lo più controllare la
salute e la prestanza fisica di coloro che saranno futuri operai della Ford,
della Opel e della Volkswagen. Passato il "provino" ognuno di questi
ragazzotti riceveva un contratto di lavoro, un visto, un biglietto per il treno
e il simpatico soprannome "Gastarbeiter".
La storia dei Gastarbeiter in
Germania è una storia travagliata: lo shock iniziale dello scontro con la
popolazione tedesca, col cibo, col clima, ma dall'altro lato stipendi molto più
soddisfacenti, razzismo e repulsione della nostra razza latina, ma dall'altro
lato fascino e ammirazione. Nonostante tutti gli ostacoli, l'italiano in
Germania rimane al primo posto nella classifica come l'immigrato più comune,
superato poi negli anni '70 dai turchi e dagli iugoslavi. Nonostante tutte le
agevolazioni dello stato e delle associazioni cristiane, la seconda generazione
di questa nuova classe fatica ad integrarsi, molti di loro finiscono delle
"Sonderschule", per ragazzi problematici
e con difficoltà. Sì insomma, diciamo che l'italiano all'estero non ha proprio
una bella reputazione.
La storia dell'immigrazione
italiana ha radici profondissime e si dirama in quasi tutto l'occidente. E qui
a Bonn le tracce di questa particolare "Auswanderung" (= emigrazione)
si vedono eccome, per non parlare di Colonia dove vivono intere comunità
italiane e dove ad ogni angolo c'è una pizzeria o una gelateria. Anche se in
Italia non lo sa quasi nessuno. Fino a quando rimarremo la panetteria di
piccoli ometti scuri che nutrono e riempiono il mondo?
Credo che questo articolo sia ben congegnato e, soprattutto, ben scritto. Inoltre, grazie a questo pezzo, sono riuscito a comprendere meglio i particolari anche segreti dell'immigrazione italiana in Germania.
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