martedì 12 marzo 2013

Gastarbeiter: storia (segreta) dell'immigrazione italiana in Germania


Gastarbeiter: storia (segreta) dell'immigrazione italiana in Germania
Veronica Contucci, 5I

Nell'immediato dopoguerra la situazione in Italia e Germania è complessa: da un lato troviamo il nostro paese ridotto in miseria, affaticato e appesantito dalle conseguenze dell'unificazione del secolo precedente. Lo scontro fra monarchia e repubblica allarga le divergenze fra i vari popoli italiani che abitano sulla penisola. Dall'altro lato abbiamo una Germania divisa e conquistata dai vincitori, che la stanno sottoponendo ad una dura "denazificazione", pronta a ricostruire il futuro sulle macerie del passato. Anche se dopo la Seconda Guerra Mondiale i rapporti internazionali fra le due ex-alleate sono poco scorrevoli, negli anni successivi e precedenti al boom economico la presenza dell'una combacerà con quella dell'altra quasi alla perfezione.

"Il problema è quello di provvedere alla sussistenza e al miglioramento delle condizioni, sopratutto nel mezzogiorno, di una popolazione che cresce su un territorio di limitate risorse" (Congresso del PRI, Roma 1971). Lo Stato Italiano spinge da anni i suoi cittadini, soprattutto meridionali, ad emigrare all'estero, cercando di evitare un ulteriore addensamento della popolazione. Ciò che succede in Germania è invece l'esatto opposto: le industrie si moltiplicano, in tutto il territorio si costruisce e ricostruisce come pazzi, la manodopera non è mai sufficiente o troppo costosa.

È il 1955 quando i governi di Germania Occidentale e Italia stipulano un accordo bilaterale che regola i flussi migratori. Scopo di questo accordo è indirizzare i movimenti migratori verso la Germania in modo mirato e controllato, nelle zone più bisognose di manodopera a basso costo.

Da questo momento in poi in Italia vengono fondati vari uffici di collocamento tedeschi. Il primo di questi è a Verona. Funzione di questa nuova istituzione è per lo più controllare la salute e la prestanza fisica di coloro che saranno futuri operai della Ford, della Opel e della Volkswagen. Passato il "provino" ognuno di questi ragazzotti riceveva un contratto di lavoro, un visto, un biglietto per il treno e il simpatico soprannome "Gastarbeiter".

La storia dei Gastarbeiter in Germania è una storia travagliata: lo shock iniziale dello scontro con la popolazione tedesca, col cibo, col clima, ma dall'altro lato stipendi molto più soddisfacenti, razzismo e repulsione della nostra razza latina, ma dall'altro lato fascino e ammirazione. Nonostante tutti gli ostacoli, l'italiano in Germania rimane al primo posto nella classifica come l'immigrato più comune, superato poi negli anni '70 dai turchi e dagli iugoslavi. Nonostante tutte le agevolazioni dello stato e delle associazioni cristiane, la seconda generazione di questa nuova classe fatica ad integrarsi, molti di loro finiscono delle "Sonderschule", per ragazzi problematici e con difficoltà. Sì insomma, diciamo che l'italiano all'estero non ha proprio una bella reputazione.

La storia dell'immigrazione italiana ha radici profondissime e si dirama in quasi tutto l'occidente. E qui a Bonn le tracce di questa particolare "Auswanderung" (= emigrazione) si vedono eccome, per non parlare di Colonia dove vivono intere comunità italiane e dove ad ogni angolo c'è una pizzeria o una gelateria. Anche se in Italia non lo sa quasi nessuno. Fino a quando rimarremo la panetteria di piccoli ometti scuri che nutrono e riempiono il mondo?

1 commento:

  1. Credo che questo articolo sia ben congegnato e, soprattutto, ben scritto. Inoltre, grazie a questo pezzo, sono riuscito a comprendere meglio i particolari anche segreti dell'immigrazione italiana in Germania.

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