PROMETHEUS: UN GRANDE FILM O UNA GRANDE BUFALA?
di Gabriele Puzzo
“ci sarà una rivelazione completamente nuova all'interno del film” e “il film rivoluzionerà l’ idea di fantascienza” sono solo alcune tra le affermazioni di Ridley Scott riguardo il suo ultimo film, Prometheus, uscito nelle sale italiane con un leggero ritardo il 14 settembre scorso.Tutte quante buonissime premesse, anzi, promesse, non c’è che dire.
Ma se alla fine di questo articolo scopriste che nessuna di queste intenzioni è stata mantenuta dal regista britannico … Cosa pensereste?Cari lettori, vi avverto: continuate a leggere, e preparatevi a capire perché Prometheus è la più grande delusione cinematografica dell’anno 2012.La trama del film si presenta in maniera piuttosto intrigante: l’archeologo Elizabeth Shaw e il marito Charlie Holloway, dopo vari anni di ricerche, scoprono le coordinate del pianeta degli “Ingegneri”, esseri alieni che hanno creato l’uomo. Finanziati dalle Weyland Industries, si imbarcano sulla nave spaziale “Prometheus”, per chiedere loro il perché hanno creato l’ umanità. La sala si esalta.Infatti, l’incipit del film è reso in maniera sublime: i personaggi vengono presentati con calma uno alla volta, sembrano avere una psicologia profonda e interessante e i misteri si rivelano più avvincenti di quello che uno avrebbe mai potuto immaginare.Ma il problema sta dopo. Infatti, dopo neanche quaranta minuti di film, l’intero cinema si ritrova spiazzato, confuso, arranca nel buio. Gli interrogativi vengono sbattuti in faccia allo spettatore senza ritegno, e i personaggi non si rivelano neanche lontanamente degni di un B-movie.Come se tutto ciò non bastasse, la trama non riesce ad innalzare il livello complessivo della produzione, presentando situazioni al limite della burla.
Infine, giungono le ultime scene del film, probabilmente la vera e propria delusione.A questo punto, il pubblico non riesce più a pensare, tutto ciò che può fare è sorbirsi l’accozzaglia di mediocrità e di ridicolaggine proposta dagli sceneggiatori. Personaggi che si smontano con una sola battuta, situazioni plagiate dai video di Maccio Capatonda e un cliffhanger finale penoso fanno precipitare definitivamente “Prometheus” nel profondo baratro della banalità.Quindi quest’opera è solo spazzatura? No. O almeno, non del tutto.Infatti, la regia di Ridley Scott è, come sempre, a dir poco divina, ed è l’unico elemento che riesce a tenere lo spettatore incollato allo schermo. La telecamera si muove sinuosamente attorno ai personaggi, riuscendo (con il contributo degli effetti speciali, davvero da elogiare) a superare in modo brillante la barriera della finzione, e facendo provare a noi, poveri ingenui che abbiamo acquistato il biglietto, le esatte emozioni che i personaggi si ritrovano a dover affrontare.In conclusione, “Prometheus” è un film deludente, che non adempie a nessuno dei doveri che si era imposto in precedenza (in particolare i personaggi, che sarebbero dovuti essere uno dei punti forti della produzione, sono imbarazzanti). Nonostante ciò, offre degli effetti speciali tali da far risultare “The Avengers” un film degli anni ’20 e una regia estremamente interessante e coinvolgente.
Fondamentalmente, tocca allo spettatore scegliere cosa preferire, se gli effetti speciali o la storia.Fatto sta che Prometheus è la più grande bufala degli ultimi cinque anni perché ha preso in giro noi fan della fantascienza (che confidavamo sul fatto che il buon Ridley fosse capace di confezionare un film coi controfiocchi da ogni punto di vista) sin da quando è stato annunciato.
Melancholia - Lars Von Trier
di Odo Paganelli, 2H
Il film Melancholia
di Lars Von Trier
rende omaggio al personaggio dell'Amleto
Ofelia,
aristocratica danese dell'opera di William Shakespeare.
La locandina del film, nonché una scena dell'introduzione, mostrano
l'attrice Kirsten Dunst
lasciarsi trasportare dal fiume proprio come Ofelia nel dipinto
di John Everett
Millais
del 1852.
Poi, durante la prima parte dedicata a Justine, la protagonista apre
i libri di arte nella biblioteca del cognato e mette in mostra
proprio il dipinto sopracitato.
Melancholia rappresenta una
meditazione sulla depressione e la fine del mondo. Si divide in due
parti, la prima dedicata a Justine la cui sorella Claire (Charlotte
Gainsbourg) le offre una sontuosa festa di nozze, durante la quale
si evidenzia la mancanza di stabilità emotiva di Justine che
provoca l’abbandono di lei da parte del giovane marito. La seconda
metà del film si concentra su Claire, che finisce per prendersi cura
della sorella dopo il matrimonio nel tentativo di tenere insieme la
famiglia e di mettere un po’ di ordine nonostante la minaccia della
fine incombente dovuta dal pianeta che si sta inevitabilmente
avvicinando alla Terra.
Nella complessità di un mondo che
vorrebbe poter amare ma non ci riesce, il regista danese fa
intervenire il suo amore per l'Arte che si è data il compito di
‘leggere' per noi la realtà nel profondo.
Nella mente di Lars Von Trier
l'arte sta nel dolore, nell'infelicità, nella provvisorietà: se
vogliamo parlare in questi termini allora Melancholia
è un’espressione artistica, un’installazione che riesce
mirabilmente
a comunicare e farci condividere il suo disagio esistenziale.
Lars
Von Trier è
la stessa Justine e riesce a comunicare il suo sentimento di
provvisorietà
che con
grande maestria riesce a insinuare nelle nostre menti.
Ma la seconda
parte è troppo lunga nell’attesa di un'apocalisse annunciata,
l'atmosfera diventa un po' più originale, ma la noia è indicibile,
nonostante gli sforzi di tre grandi attori, la Dunst, Charlotte
Gainsbourg e Kiefer Sutherland, di dare un senso a dialoghi scritti.
Il film risulta deludente, se confrontato con il contemporaneo
splendido film di Malick “The
Tree of Life”.
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