Letteratura e Narrativa


Vieni via con me

di Andrea Vialli, 3E


Il silenzio avvolge Villa Tiranni dopo ore di festa: un cimitero di bottiglie vuote appare una trincea per i ragazzi che, barcollando, tentano di salire in sella ai propri motorini per tornare a casa. Chi non ha più le forze si accaparra un divano o condivide uno dei tappeti con i propri amici, cercando ristoro nel sonno alcolico per qualche misera ora. L’odore stagnante di fumo impregna i capelli e i vestiti di tutti, ma nessuno se ne cura: la stanchezza opprime le palpebre e, per quanto la mente di ognuno si possa arrovellare, non può mantenere svegli i cervelli per la sbronza opprimente. Tutto tace. Ma non tutti dormono: due voci sussurrano nella sala più grande, illuminata dalla luce fioca dei lampioni. Sono le voci di un ragazzo e di una ragazza, i quali non sono ancora crollati nel sonno perché hanno mantenuto la sobrietà mancata a tutti gli altri invitati. Sono soli, seduti in quella stanza piena di ubriachi addormentati. Matteo, il ragazzo, alza flebilmente la voce camuffata da adulto. Non ha mai visto prima Alice, la ragazza con la quale tenta di entrare in contatto in questa notte unica. 
“Incredibile, siamo rimasti gli unici svegli e non abbiamo bevuto nulla!” un buon inizio, pensa Matteo, adatto allo stereotipo della ragazzina della Bologna Bene, ma pessimo incipit per Alice: lo sguardo della giovane è diverso da quello di tutte le altre, i suoi profondi occhi neri sembrano penetrare il volto di Matteo, come se ella volesse leggere nei meandri dei suoi pensieri. “Sì” risponde Alice “devo confessarti che non mi piace bere: se mi capita lo faccio solo con l’intento di fuggire con la mente, quando una serata diventa noiosa o monotona”. “Sono pienamente d’accordo con te, non riesco a capire quale sia il motivo che spinge la gente ad omologarsi alla massa” ribatte Matteo, il quale invece non si è mai concentrato nell’indagare i motivi di una bevuta di troppo, ma una piccola menzogna impregnata di frasi fatte non può certo inficiare il flusso della conversazione. La bugia, invece, ha un tono diverso alle orecchie di Alice. Non appena il discorso di Matteo inizia a scadere nell’incurante banalità, la ragazza squarcia con una frase fulminea le parole del giovane: “Stiamo parlando solo da cinque minuti e già sei costretto a raccontarmi una balla?”. Il cuore di Matteo sembra impazzire in un sussulto improvviso. Smascherato in pochi secondi non sa più come riprendere il discorso, vorrebbe arrabattarsi con l’aiuto di una giustificazione efficace, affogando la ragazza in un fiume di scuse, vorrebbe alzarsi da quel divano che lo tiene inchiodato, solo per potere sviare la conversazione per pochi istanti. Gli occhi di Alice, però, non si irrigidiscono nella serietà che Matteo si aspettava: il volto della giovane è il ritratto di una dolcezza non ancora profanata dalla crudeltà del mondo, la sua tenerezza ha ormai catturato lo sguardo del ragazzo. “Scusa Alice, non avevo intenzione di offenderti, volevo improvvisare una personalità diversa di fronte alla tua, dato che non so nulla di te, ma in questo momento vorrei conoscere i tuoi pensieri più di ogni altra cosa”. 
Alice non risponde. Si alza di scatto e afferra la mano del ragazzo incredulo. Nell’oscurità i due si avvicinano alla porta-finestra che si affaccia sulla grande terrazza rivolta verso Bologna. Si siedono sui lettini a sdraio che fino a pochi secondi prima giacevano freddi e vuoti aspettando l’alba, rispettando il silenzio rassicurante che avvolge quell’atmosfera irreale. “Matteo, forse tu, guardandomi la prima volta, hai associato il mio volto a quello di molte altre mie compagne e amiche, forse hai dato un giudizio su di me senza nemmeno avermi mai parlato. Non desidero le tue scuse, proprio perché le ho già accettate. Voglio solo che tu ascolti il silenzio di questa città che si apre sotto i nostri occhi. Solo pochi passerotti hanno il coraggio di cantare prima che il sole sorga, tutto è circondato dalla calma che si perde per ore interminabili durante il giorno. In pochi secondi l’alba che ha incantato i poeti di ogni epoca splenderà squarciando le nuvole, riproponendo una visione meravigliosa che si ripete da milioni di anni.” Ma chi è interessato all’alba? Per Matteo quello spettacolo è solo la cornice della figura di quella ragazza che a lui pare più bella di qualunque dono della natura. Mentre Alice sussurra le sue più sincere emozioni Matteo non sa come nascondere la sua felicità, incommensurabile di fronte a tutti quelli che dormono in quell’attimo irripetibile. La giovane ogni tanto incrocia lo sguardo del suo interlocutore, sempre più attento ai suoi occhi piuttosto che alla città che si risveglia dal torpore notturno. I due parlano sottovoce perdendo il senso del tempo, mentre il vento flebile del mattino accarezza le loro teste che si fanno sempre più vicine.
D’un tratto Alice abbassa gli occhi: “Devo andare Matteo, sarei capace di trascorrere ore a parlare con te su questa terrazza, ma non posso rimanere ancora”. Sorpreso da quelle parole il giovane prova un nuovo sussulto di paura: “Alice, non distruggere questo momento unico che hai creato per noi, ti scongiuro, resta ancora pochi minuti, poi ci addormenteremo senza più preoccupazioni.” La ragazza sembra non ascoltarlo. Prende la borsa e rientra in casa, si appropinqua in silenzio al portone d’ingresso accompagnata da Matteo che non smette di seguirla. “Alice, perché scappi? Perché ha paura di fermarti anche solo un secondo di più? Ti avrò anche mentito prima, ma non è possibile fuggire nella propria solitudine. Non mi merito questo trattamento”. “Hai ragione Matteo. Non potrò scappare per sempre, da sola. Le scale davanti a me procedono nell’oscurità anche se la giornata è già iniziata. Da sola non posso continuare. Vieni via con me Matteo. Ho un disperato bisogno di amare, io…”.
Un bacio interrompe lo sfogo della ragazza. Le labbra dei due amanti, senza nessun rumore, si sfiorano nella dolcezza che distrugge ogni discorso ben progettato. Alice incrocia le proprie dita a quelle della mano di Matteo senza che il mondo, ancora addormentato, si accorga di loro in quel mattino. La porta si chiude. I due scompaiono nell’oscurità.


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