La signora degli alberi - Nobel per la pace a Wangari Muta Maathai
di Ilaria Roncarati, 2F
25 settembre 2011. Ospedale di Nairobi, Kenya. "È con grande tristezza che annunciamo la morte del nostro fondatore e presidente, la professoressa Wangari Muta Maathai, al termine di una lunga malattia", scrive il movimento sul suo sito internet. Probabilmente vi starete chiedendo chi sia questa “ prof ” e vi sentirete un po’ “ ignoranti ” nel non saperlo, ma state tranquilli anch’io ho scoperto la sua esistenza quando mi è capitato sotto gli occhi un articolo che parlava di lei.
“ ADDIO A WANGARI MAATHAI, PREMIO NOBEL PER LA PACE NEL 2004 ”, diceva il titolo, allora pensai: “Caspita, questa signora dovrà aver fatto qualcosa di davvero importante per aver ricevuto il premio Nobel ” e così, leggendo rapidamente l’articolo, mi accorsi che non solo era una donna africana morta battendosi per i diritti del suo sesso, ma aveva fatto ancora di più, era riuscita a lasciare un segno tangibile del suo operato, attraverso istituti e fondazioni, ma soprattutto attraverso alberi. Per voler essere precisi, circa 40 milioni di alberi. Piantati tutti, dal 1977 fino a oggi, lungo l’intero continente africano, per combattere la desertificazione e prevenire la deteriorazione ambientale e riparare i danni già avvenuti.
E’ utile, in questo caso, ricordare che erosione del terreno, desertificazione e deforestazione sono i principali problemi ambientali che il paese deve affrontare. Il Kenya ha un alto tasso di incremento demografico, registra quindi un fabbisogno crescente di legna da ardere e di terra da coltivare. Soltanto l’8,2% (2003) del territorio è coltivabile, anche se i sistemi agricoli degli altipiani del Kenya sono fra i più produttivi di tutta l’Africa. L’aumento dell’uso di pesticidi e di fertilizzanti in agricoltura ha provocato un notevole inquinamento idrico; soltanto il 46% (2004) della popolazione rurale ha disponibilità di acqua potabile e sicura. Il 6,1% (2005) del territorio è coperto da terreni boscosi, ma soltanto il 3% è occupato da foreste umide naturali.
Per questo Wangari decise di fondare nel 1977 il movimento di Green Belt, cintura verde, di cui fanno parte attivisti per i diritti civili e delle donne, per la salvaguardia della biodiversità e la creazione di posti di lavoro con un’attenzione particolare alla leadership della figura femminile nelle aree rurali. La crescita del Green Belt Movement fu rapidissima: alla fine degli anni Ottanta vi furono coinvolte tremila donne. Dal 1986 le iniziative del movimento si allargarono a Tanzania, Uganda, Malawi, Lesotho, Etiopia e Zimbawe.
Negli ultimi 20 anni molti degli obiettivi del Green Belt e di Wangari sono stati raggiunti. In Africa è aumentata la consapevolezza della problematica ambientale e sono stati creati migliaia di posti di lavoro. Alla fine del 1993 le donne del movimento avevano piantato più di 20 milioni di alberi e molte erano diventate "guardaboschi senza diploma". Come riconoscimento della sua fama, il 10 febbraio 2006 Wangari ha partecipato alla Cerimonia di apertura dei XX Giochi olimpici invernali di Torino 2006 portando, per la prima volta nella storia, insieme ad altre sette celebri donne, la bandiera olimpica.
E’ utile, in questo caso, ricordare che erosione del terreno, desertificazione e deforestazione sono i principali problemi ambientali che il paese deve affrontare. Il Kenya ha un alto tasso di incremento demografico, registra quindi un fabbisogno crescente di legna da ardere e di terra da coltivare. Soltanto l’8,2% (2003) del territorio è coltivabile, anche se i sistemi agricoli degli altipiani del Kenya sono fra i più produttivi di tutta l’Africa. L’aumento dell’uso di pesticidi e di fertilizzanti in agricoltura ha provocato un notevole inquinamento idrico; soltanto il 46% (2004) della popolazione rurale ha disponibilità di acqua potabile e sicura. Il 6,1% (2005) del territorio è coperto da terreni boscosi, ma soltanto il 3% è occupato da foreste umide naturali.
Per questo Wangari decise di fondare nel 1977 il movimento di Green Belt, cintura verde, di cui fanno parte attivisti per i diritti civili e delle donne, per la salvaguardia della biodiversità e la creazione di posti di lavoro con un’attenzione particolare alla leadership della figura femminile nelle aree rurali. La crescita del Green Belt Movement fu rapidissima: alla fine degli anni Ottanta vi furono coinvolte tremila donne. Dal 1986 le iniziative del movimento si allargarono a Tanzania, Uganda, Malawi, Lesotho, Etiopia e Zimbawe.
Negli ultimi 20 anni molti degli obiettivi del Green Belt e di Wangari sono stati raggiunti. In Africa è aumentata la consapevolezza della problematica ambientale e sono stati creati migliaia di posti di lavoro. Alla fine del 1993 le donne del movimento avevano piantato più di 20 milioni di alberi e molte erano diventate "guardaboschi senza diploma". Come riconoscimento della sua fama, il 10 febbraio 2006 Wangari ha partecipato alla Cerimonia di apertura dei XX Giochi olimpici invernali di Torino 2006 portando, per la prima volta nella storia, insieme ad altre sette celebri donne, la bandiera olimpica.
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