giovedì 7 marzo 2013

Cronaca di un dibattito


                                Cronaca di un dibattito

Nicolò Canestrari

A Denver il 3 ottobre si è svolto il primo dibattito televisivo nazionale tra i due candidati alle presidenziali americane. Nonostante ciò che stava e sta avvenendo in Siria i temi su cui si sono confrontati Obama e Romney sono quelli economici (come prevedeva il dibattito), su cui del resto dovrebbe giocarsi quanto rimane alla fine della campagna elettorale, benché il recente insorgere dei fondamentalisti in Libia abbia probabilmente accresciuto l’interesse americano per la politica estera.
 Le parole di Romney sull’economia confermano l’ipotesi che i repubblicani vogliano eliminare la gran parte del lavoro dell’amministrazione Obama: i finanziamenti alla scuola e alle fonti rinnovabili sono per esempio incompatibili con il taglio delle tasse proposto dai repubblicani, che infatti criticano la spesa di 90 miliardi di dollari su entrambe le voci di bilancio. Ad Obama che aveva esposto l’idea di una tassazione sui redditi alti Romney ha replicato accusandolo di soffocare l’iniziativa economica e proponendo di tagliare diversi programmi del governo per ridurre le tasse; non si spiega però come possa mantenere la promessa di controllare il debito visto l’aumento che ha in mente, guarda a caso, della spesa militare (già portata da Bush jr. a livelli vertiginosi).
Sulla sua riforma sanitaria (il programma di assistenza noto come Obamacare) il presidente non è stato in grado di esporre pienamente l’impatto che questa riforma dovrebbe avere: un’assistenza verso il modello universalistico, estesa ad altri 32 milioni di americani, coniugata con la riduzione degli oneri di un sistema costoso. Per converso è stato piuttosto persuasivo Romney che, portando (con l’apprezzamento di Obama) l’esempio del Massachussetts, di cui è stato governatore, si è mostrato decisamente più aperto dei suoi alleati del tea party, passando però subito dopo a criticare l’obbligo delle imprese di assicurare i lavoratori, e a proporre uno spezzettamento dell’assistenza sanitaria nei vari stati, senza chiarire se avrebbe rimpiazzato effettivamente con qualcosa la riforma sanitaria che riteneva si dovesse abolire.
Sulla spesa sociale il candidato repubblicano ha tentato di rassicurare chi è vicino alla pensione, rispondendo alle domande su una proposta con cui si vorrebbe dare in mano alle assicurazioni la sanità per gli anziani, mentre non ha neanche cercato un vero e proprio confronto con Obama sul tema dell’istruzione, per la quale quest’ultimo ha mostrato un sincero interesse, forte anche di un’ottima riforma della scuola. In generale Obama si è mostrato assai attento alle questioni, come la ricerca, legate al futuro, mentre la politica di Romney, per esempio, sull’energia consisterebbe in un rinato interesse per il carbone e in una accettazione dei privilegi delle compagnie petrolifere, laddove, con il nobel Steven Chu al dipartimento dell’energia, l’amministrazione democratica era stata innovativa.
Purtroppo Obama è apparso stanco e non è stato in grado di imporsi sul suo avversario, e questo parrebbe aver riaperto una campagna elettorale che sembrava già segnata a favore del presidente; quindi i dibattiti che seguiranno dovranno essere sfruttati al meglio dal candidato democratico, che ha anche notevoli risorse come oratore. Certo c’è una certa disillusione per alcune speranze che durante il suo mandato ha frustrato, e con Obama non sono stati superati i gravi problemi che gli USA  hanno con i diritti umani, ma stiamo comunque parlando di un leader che tiene in alta considerazione i problemi sociali e che si dimostra sempre al di là di sterili ideologie.   






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