Cronaca di un dibattito
Nicolò Canestrari
A
Denver il 3 ottobre si è svolto il primo dibattito televisivo
nazionale tra i due candidati alle presidenziali americane.
Nonostante ciò che stava e sta avvenendo in Siria i temi su cui si
sono confrontati Obama e Romney sono quelli economici (come prevedeva
il dibattito), su cui del resto dovrebbe giocarsi quanto rimane alla
fine della campagna elettorale, benché il recente insorgere dei
fondamentalisti in Libia abbia probabilmente accresciuto l’interesse
americano per la politica estera.
Le
parole di Romney sull’economia confermano l’ipotesi che i
repubblicani vogliano eliminare la gran parte del lavoro
dell’amministrazione Obama: i finanziamenti alla scuola e alle
fonti rinnovabili sono per esempio incompatibili con il taglio delle
tasse proposto dai repubblicani, che infatti criticano la spesa di 90
miliardi di dollari su entrambe le voci di bilancio. Ad Obama che
aveva esposto l’idea di una tassazione sui redditi alti Romney ha
replicato accusandolo di soffocare l’iniziativa economica e
proponendo di tagliare diversi programmi del governo per ridurre le
tasse; non si spiega però come possa mantenere la promessa di
controllare il debito visto l’aumento che ha in mente, guarda a
caso, della spesa militare (già portata da Bush jr. a livelli
vertiginosi).
Sulla
sua riforma sanitaria (il programma di assistenza noto come
Obamacare) il presidente non è stato in grado di esporre pienamente
l’impatto che questa riforma dovrebbe avere: un’assistenza verso
il modello universalistico, estesa ad altri 32 milioni di americani,
coniugata con la riduzione degli oneri di un sistema costoso. Per
converso è stato piuttosto persuasivo Romney che, portando (con
l’apprezzamento di Obama) l’esempio del Massachussetts, di cui è
stato governatore, si è mostrato decisamente più aperto dei suoi
alleati del tea party, passando però subito dopo a criticare
l’obbligo delle imprese di assicurare i lavoratori, e a proporre
uno spezzettamento dell’assistenza sanitaria nei vari stati, senza
chiarire se avrebbe rimpiazzato effettivamente con qualcosa la
riforma sanitaria che riteneva si dovesse abolire.
Sulla
spesa sociale il candidato repubblicano ha tentato di rassicurare chi
è vicino alla pensione, rispondendo alle domande su una proposta con
cui si vorrebbe dare in mano alle assicurazioni la sanità per gli
anziani, mentre non ha neanche cercato un vero e proprio confronto
con Obama sul tema dell’istruzione, per la quale quest’ultimo ha
mostrato un sincero interesse, forte anche di un’ottima riforma
della scuola. In generale Obama si è mostrato assai attento alle
questioni, come la ricerca, legate al futuro, mentre la politica di
Romney, per esempio, sull’energia consisterebbe in un rinato
interesse per il carbone e in una accettazione dei privilegi delle
compagnie petrolifere, laddove, con il nobel Steven Chu al
dipartimento dell’energia, l’amministrazione democratica era
stata innovativa.
Purtroppo
Obama è apparso stanco e non è stato in grado di imporsi sul suo
avversario, e questo parrebbe aver riaperto una campagna elettorale
che sembrava già segnata a favore del presidente; quindi i dibattiti
che seguiranno dovranno essere sfruttati al meglio dal candidato
democratico, che ha anche notevoli risorse come oratore. Certo c’è
una certa disillusione per alcune speranze che durante il suo mandato
ha frustrato, e con Obama non sono stati superati i gravi problemi
che gli USA hanno con i diritti umani, ma stiamo comunque
parlando di un leader che tiene in alta considerazione i problemi
sociali e che si dimostra sempre al di là di sterili ideologie.
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