Italia ed Europa, il futuro di Euro e giovani
di Alessandro Fier
Il problema maggiore che scaturisce in questa crisi dell'Europa è la diversità di bisogni non conciliata (e forse non conciliabile) tra i paesi più avanzati, rigorosi, “forti” vale a dire la Gran Bretagna, la Germania, la Francia (ed i loro paesi satellite come Paesi Bassi e Belgio), ed i paesi tradizionalmente con economie meno stabili (monetariamente e produttivamente), i paesi mediterranei con l'aggiunta dell'anglosassone Irlanda, raggruppati e rinominati “PIGS” prendendone le iniziali (nomignolo che è tutto un programma della loro situazione): sono Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna. Negli ultimi tempi all'acronimo è stata aggiunta un altra “i” per includere il nostro bel paese tra le maglie nere dei bilanci europei. In questa situazione il mercato libero comune e la moneta unica ( sulle cui decisioni i creditori franco-tedeschi fanno da padroni) legano le mani ai paesi indebitati e che non crescono, ma una loro crisi e all'estremo un'insolvenza (il default e il non pagamento dei debiti) si risolverebbe con il tracollo finanziario delle stesse banche dei paesi creditori (se le banche non hanno indietro i prestiti e gli interessi, non hanno a loro volta i soldi per ripagare i prestiti che loro stessi hanno contratto). Vediamo la situazione più in particolare.
PIIGS
I paesi PIIGS hanno vissuto generalmente oltre le loro facoltà. Le economie del sud Europa stataliste ed incentrate su una forte spesa pubblica come vediamo in Italia (per le pensioni, gli ammortizzatori sociali, la sanità, l'istruzione pubblica e tutto il resto) hanno naturalmente grandi spese a cui devono corrispondere tassazioni piuttosto gravose per avere di che coprire le spese. La tassazione non ha favorito la crescita, o ha comunque sfavorito la competitività dei produttori interni che con l'aggiunta del mercato comune hanno grandemente subito la concorrenza del blocco Franco-Tedesco; all'oggi dalle automobili agli scaffali dei supermercati i prodotti hanno quasi tutti questa provenienza. In aggiunta a questo problema strutturale c'è una crisi si spera (almeno si sperava..) congiunturale, temporanea, che ha rallentato la crescita. I paesi non crescono ma spendono ugualmente (spesso sempre di più), e per fare questo contraggono esponenzialmente debiti tramite la rivendita di obbligazioni. Il meccanismo di debito per creare denaro che non hanno è comune a tutti i paesi: essi prendono in prestito una cifra dalle banche e in cambio danno alle banche un titolo di debito (“obbligazione”) che garantisce al creditore il rimborso totale alla scadenza della cifra prestata sommata ad un interesse annuale. Visto che nel caso dei PIIGS il rischio di insolvenza è alto le banche in questo meccanismo pongono come contropartita per i prestiti interessi sconvenienti (7-8-9 %) ma per ripagare i debiti contratti negli anni passati e gli interessi annuali maturati dai creditori questi stati sono costretti a trovare in nuovi prestiti (con interessi che più la situazione diventa rischiosa più diventano alti) il denaro per pagare quelli vecchi. Questi stati con l'introduzione dell'euro hanno anche perso l' “arma” della inflazione, della svalutazione della propria moneta che si ottiene aumentandone la quantità in circolazione, creandone della nuova (cioè ancora una volta emettendo obbligazioni, prendendo prestiti), con il risultato che se tutta la moneta vale di meno, anche i debiti valgono di meno (quello che stanno facendo paesi debitori verso la Cina come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti).
FRANCIA, GERMANIA &CO
Allora è proprio così? I paesi mediterranei non hanno saputo gestirsi e rischiano il fallimento se non fosse per i prestiti dei generosi ed altruisti Merkel e Sarkozy, che rispondendo agli ideali di Europa unita continuano a farci regali su regali fino al limite della sopportazione, potendoselo permettere viste le loro così floride economie? Non è proprio così. E' vero che hanno saputo avere una preponderanza economica nel mercato comune ma ci sono riusciti soprattutto inserendosi nei mercati meno competitivi dell'Europa, quelli appunto dei paesi meridionali. In più la loro situazione in particolare finanziaria è tutt'altro che solida: non hanno soldi, hanno crediti. Crediti che se restituiti dai debitori saranno soldi, ma per ora non sono una certezza, certezza sempre più incrinata con il peggioramento della situazione. La banca franco-belga Dexia è stata da poco nazionalizzata e le principali banche Franco-Tedesche sono esageratamente esposte. La sola Crédit Agricole possiede un terzo del debito Greco. Contando i crediti come entrate certe queste banche hanno potuto concedersi di prestare molto più di quello che tengono realmente in cassa. Deutsche Bank ha 50 euro impegnati per ogni euro che ha in riserva. Tuttavia forti dei loro crediti Angela e Sarkò si atteggiano come un direttorio europeo dei giorni nostri, imponendo ai paesi (solo in teoria loro pari) particolari misure di austerity, tagli, e addirittura scelte di governo (hanno recentemente impedito in Grecia lo svolgimento di un referendum sull'accettazione dei sacrifici imposti da Bruxelles). Nel caso tuttavia che per esempio la stessa Grecia o qualsiasi altro paese fosse costretto a rinunciare alle “lacrime e sangue” a cui lo spingono i due leader a favore del dichiarare default (ipotesi che sembra sempre più probabile secondo gli analisti oltre che al senso comune) lo stesso perno produttivo e finanziario che ha reso florido il blocco del centroeuropa verrebbe meno, con l'aggiunta di fallimenti di banche e impoverimento (specularmente ai paesi falliti).
4 PROPOSTE PER SALVARE (FORSE) L'EURO
Se la situazione è grave per i debitori e quindi anche per i creditori perchè nella drasticità della situazione i leader dell'Europa rimangono nell'immobilismo quasi assoluto, oltre alla richiesta da una parte di avere più prestiti e dall'altra di spendere meno? Come mai PIIGS, banche, Francia e Germania non riescono a venire ad un accordo risolutivo benché doloroso? Quali sono i principali scenari e quali di questi sono auspicabili?
1) CREAZIONE EUROBOND:
Un unico titolo obbligazionario per tutta Europa (la scomparsa di bot btp bund bond e che più ne ha più ne metta) significherebbe anche che ogni stato pagherebbe la stessa percentuale di interesse sui prestiti tramite una media pesata delle percentuali di ogni stato. Significa che la Germania e la Francia (che oggi pagano circa il 2%) e i PIIGS (che oggi pagano il 7-8-9%) pagherebbero i loro prestiti con gli stessi interessi (si crede attorno al 5%). Naturalmente sarebbe una boccata d'aria per i “poveri”, ma chi lo fa fare ai Francesi e soprattutto ai Tedeschi di pagare di più? Il parlamento tedesco ha bollato la proposta come anticostituzionale, e come dargli torto.
2) PRESTITO MASSICCIO BCE/FMI:
Un eventuale prestito che salvi nell'immediato il paesi a rischio, prestandogli i soldi per pagare gli interessi dei prestiti in scadenza. Misura che non risolve la situazione e che aumenta la dipendenza economica dei PIIGS dai prestiti esterni, costringendoli a misure ancora più strette di austerity rallentandone l'economia. In più lo stesso mega-prestito va ripagato, e con gli interessi: dove troveranno i soldi? Infine i prestiti farebbero esporre ancora di più le banche, che già adesso sono tutt'altro che solide.
3) USCITA DELLA GRECIA DALL'EURO:
La Grecia esce dall'euro e dichiara default. Di conseguenza ha il vantaggio di non pagare i suoi debiti (è “fallita”) e l'Europa si toglie dal groppone un'economia instabile. Per la Grecia sarebbe il caos: imprevedibile inflazione e volubilità della nuova dracma, isolamento finanziario (nessuna banca vorrà più fare credito ad Atene), disordini. Inoltre i soldi che la Grecia non ripaga qualcuno deve averli prestati: quel qualcuno sono le banche Francesi che detengono in maggioranza il debito Greco. Fallimenti di banche (in primo luogo Credit Agricole, seconda banca francese) e caos finanziario anche in quello che resterebbe dell'europa. Il default greco andrebbe a minare dunque anche i paesi creditori, e nello stesso tempo la situazione dei PIIS senza la G rimarrebbe ugualmente tragica.
4) SMEMBRAMENTO DELL'EURO:
Il ritorno alle vecchie valute nazionali (Lira italiana, Marco tedesco, Franco francese ecc.) si tramuterebbe nell'immediato nella situazione forse più tragica e sicuramente più incontrollabile. Per i PIIGS ci sarebbe la ritrovata sovranità (alla faccia di Sarkozy) e la libertà di dichiarare insolvenza, di annullare i propri debiti. Tuttavia le nuove monete subirebbero probabilmente un'inflazione spaventosa e un generale impoverimento. Per le economie forti non andrebbe meglio: fallimenti bancari per i crediti non rientrati e una deflazione dei nuovi Franco e Marco (varranno sempre di più rispetto alle altre valute) farà tracollare le loro esportazioni e li farà perdere di competitività (a un italiano converrà un prodotto italiano rispetto a uno tedesco).
IL FUTURO DI NOI GIOVANI
La situazione dunque è tutt'altro che rosea, e non esiste una azione risolutiva ne una manovra o un accordo europeo che ci lasci indenni. Si può provare giustamente a fare manovre da 20-25-30 miliardi come quelle di oggi (“grandi” manovre, che comportano notevoli sacrifici), ma sono cifre comunque irrisorie davanti per esempio al debito pubblico che ammonta a 1700 miliardi o ai 400 miliardi di obbligazioni che lo Stato dovrà ripagare a gennaio tra interessi e rimborsi. In più fa effetto pensare che l'Italia dà ogni anno all'Unione Europea 30 miliardi più di quelli che riceve, “regalandoli” di fatto in sussidi ai paesi meno avanzati. Sono una volta e mezzo l'ammontare dei tagli della manovra Monti. Il futuro che ci aspetta non è dei migliori, la situazione sembra abbastanza compromessa, ed è difficile alla nostra età pensare che forse a noi toccherà una vita più dura di quella dei nostri genitori. I nostri genitori lottavano per avere diritti, diritto allo studio, al lavoro, alla pensione, ai sussidi, diritti che una volta acquisiti con il tempo sono diventati privilegi. Il posto di lavoro è intoccabile, in pensione ci si deve andare a 60 anni, la scuola e l'università pubblica devono essere gratuite ed efficienti così come il servizio ospedaliero, e guai a chi cambia lo status quo. La generazione dei nostri genitori è stata la più benestante di sempre ed è riuscita a usufruire di tutti quei diritti che si era guadagnata. Lo status quo sta cambiando ed è in realtà già cambiato, ma è stato cambiato solamente per la nuova generazione, non per la precedente. Quante volte sentiamo parlare entusiasticamente di elasticità di impiego, di contratti a tempo determinato o a progetto, di quello che probabilmente è il futuro del mercato del lavoro, ma solo per noi giovani. I nostri genitori, che hanno lottato per avere i loro diritti (o privilegi?), la poltrona non la mollano, il loro posto di lavoro lo vogliono protetto, e come d'altra parte si può dare loro torto? Come si può obbligare un infermiera a 50 anni con una famiglia a carico a fare un contratto a tempo determinato? Gli unici che rimangono fuori dal gioco del privilegio sono necessariamente i giovani. In una situazione di statalismo che sta diventando insostenibile per i costi, la generazione adulta potrebbe avere avuto più diritti e più privilegi di quanti ne avremo noi, questo dobbiamo inculcarcelo, sebbene la nostra mentalità del progresso ci impedisca di pensare che nel futuro potremmo trovare una condizione peggiore. Lo Stato che protegge il mercato del lavoro, garantisce servizi e aiuti sembra all'oggi sempre meno sostenibile, perchè per trovare i soldi è costretto a tassare sempre di più per esempio le rendite (in media se guadagni 100 euro in busta paga più di 40 vanno via in tasse) così come i prodotti (limitando la competitività del mercato interno a favore dei Paesi produttori) strangolando la crescita. Non è la fine del mondo, nella storia i periodi di ricchezza si sono alternati a quelli di povertà in un ciclo che è più che naturale. Il tempo non si ferma: chi ha voglia scaltrezza e talento riesce anche nei periodi peggiori, ed il rinnovamento dei posti di lavoro ci sarà sempre. In Islanda per esempio la crisi è stato un pretesto per mandare a casa l'intera classe politica. Avremo un giorno la possibilità di cambiare il nostro paese, magari non commettendo gli errori dei nostri genitori che hanno sperperato in una generazione di privilegiati e baby pensionati (in Grecia prima delle austerity in pensione si andava a 45 dico 45 anni) la ricchezza delle ultime generazioni. E se ci sarà da abitare con i nostri genitori fino a 30 anni, da andare a fare un concorso per ricercatore negli Stati Uniti, da fare contratti a progetto, da pagarci gli studi facendo il pony-pizza non resta a noi che diamo tutto per scontato, che siamo nati senza averne alcun merito in una società che non è storicamente mai stata così benestante, che rimboccarci le maniche e avere il coraggio di impegnarsi e mettersi in gioco, conquistandoci un futuro che sicuramente non ci verrà incontro ma che ci dovremo sudare.
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