“Imparare tanto bene una cosa da
potersene dimenticare”
–
Le Mnemotecniche –
Parte 1
di Francesca Maria Tampieri 3°B
E va bene, la scuola è appena cominciata, e ora come ora
probabilmente non ve ne potrebbe importare di meno di ciò di cui ho voglia di
scrivere, quindi , se è così e proprio non vi interessa, passate pure a un’altro articolo che vi ispiri di più, senza rancore, davvero. Se invece
non avete idea di che cosa possano essere “ le Mnemotecniche ” ma pensate che saperlo e impararne qualcuna potrebbe avere un non so
che di divertente e magari essere anche utile allora.. sapete dove leggere!
Che siate appena entrati al liceo o che stiate per uscirne,
senz’alcun dubbio sapete quanto sia impegnativo dover studiare e
ricordarsi centinaia di informazioni. Se così non fosse, prendetene coscienza,
perché, senza voler fare terrorismo o altro, da studiare ce ne sarà in
abbondanza. In ogni caso, credetemi, vi diranno spesso, qualunque anno abbiate
appena iniziato, che dovete applicarvi di più, che dovete concentrarvi e tante
altre cose belle. In pratica: dovete trovare in voi la motivazione per studiare
con impegno. Ma, vi chiederete, è possibile trovarla in se stessi? Dicono che
la motivazione sia legata alla volontà. Guardate gli sportivi che si esercitano
ogni giorno, o i musicisti e tanti altri ancora. Che cosa li spinge a
impegnarsi così tanto con determinazione e costanza? Un bisogno. Un bisogno che
per ognuno è diverso e unico, pur venendo soddisfatto magari nello stesso modo.
E se questo prevede anche una gratificazione.. beh.. ancora meglio. Ma se
vogliamo che qualcuno provi passione per ciò che sta facendo, è giusto dargli
strumenti per facilitargli il compito e aiutarlo a raggiungere l’obiettivo, no? Per scavare è meglio usare una pala che solo le mani.
Ancora meglio è usare una scavatrice rispetto alla pala. Quindi perché non aiutare chi deve studiare con qualche trucco di memoria?
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Non so voi, ma per me è sempre stato abbastanza frustrante
quando il risultato ottenuto non rispecchiava affatto né l’impegno né le ore di studio. E così qualche anno fa mi sono chiesta come
mai facessero gli aedi a ricordarsi per intero poemi epici o come facessero gli
oratori a svolgere un discorso articolato senza leggere assolutamente niente
della traccia che si erano preparati, mentre io, povera studentessa, avevo
avuto serissime difficoltà quando era giunto il momento di imparare 100
paradigmi di greco.
La risposta è stata una sola: le tecniche di memorizzazione.
E perciò ho deciso che volevo saperne di più. Molto di più.
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Solitamente capita di dire “ non mi
ricordo nulla” nei momenti più inopportuni. La
domanda: è possibile avere la certezza di ricordare ciò che studiamo? Uno dei
metodi più usati è leggere, sottolineare e ripetere: niente da dire, può dare
dei buoni risultati, ma porta via molto tempo e presenta degli svantaggi. Se
infatti non ci si ritorna sopra dopo del tempo, buona parte delle nozioni si
volatilizzano. Questo perché è un metodo quasi passivo, un’azione meccanica dove cerchiamo di assorbire dati per inerzia, senza
sfruttare la creatività, la capacità di creare collegamenti e la curiosità. In
pratica, bombardiamo la nostra mente con dati nuovi e la induciamo a
proteggersi da questa tortura, chiudendosi e rifiutando le informazioni, per
questo al processo di apprendimento è associata la sensazione di noia o di
difficoltà. Se al contrario provassimo a chiedere alla nostra mente di aiutarci a comprendere ciò che
studiamo, tenderebbe ad espandersi per apprendere, utilizzerebbe cioè la creatività per collegare
ciò che sta apprendendo e ciò che già conosce. In questo caso, nell’apprendimento
attivo, la mente cerca le informazioni, in quello passivo le respinge. E’ impressionante pensare che durante la gestazione ciascuno di noi usa
dal 90 al 95% delle sue potenzialità per lo sviluppo del corpo. In questa fase
la mente utilizza tutte le sue capacità e purtroppo, arrivati ai 7 anni, già
utilizziamo non più del 5% delle nostre potenzialità. Perché quindi il bambino
apprende così facilmente? Innanzitutto impara giocando e divertendosi, cosa
molto importante in quanto quando ci divertiamo stimoliamo molto le nostre
capacità sensoriali e inconsapevolmente registriamo tutto ciò che stiamo
vivendo. Chiunque di noi non ha difficoltà a ricordare i momenti divertenti,
e dubito che qualcuno di noi si sia mai messo a ripassarli per ricordarli
meglio. Uno dei
metodi ritenuti più efficaci per imparare è quello definito “LEARNING BY DOYNG”. Il segreto per imparare sta quindi
nell’azione. Non si impara la matematica solo con la teoria,
servono gli esercizi, lo stesso vale per le mnemotecniche come per tutte le
cose, una volta capite bisogna esercitarsi per impararle.
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Ovviamente, le mnemotecniche non sono nulla di nuovo, al
contrario hanno origini antiche: le prime testimonianze risalgono al 500
a.C. Si racconta
che il poeta Simonide di Ceo sia appunto l’inventore dell’arte della mnemotecnica. In seguito anche Cicerone inventò un metodo per
ricordare le sue lunghe orazioni senza bisogno di appunti. E nel XVI secolo
Giordano Bruno scrisse il “De umbris idearum” interamente dedicato alle mnemotecniche. Celebre per le sue prodigiose
capacità mnemoniche fu anche Pico della Mirandola. Loro non conoscevano certo
le moderne nozioni sul funzionamento della mente, ma avevano capito che, facendo
associazioni particolari, riuscivano a ricordare ciò che desideravano. Secondo un recente studio dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano praticamente chiunque è in
grado di ricordare qualunque cosa e le tecniche per migliorare la memoria
possono essere apprese da tutti. Eseguendo una risonanza magnetica al cervello , è stato
inoltre scoperto che, utilizzando il metodo “leggo, sottolineo e ripeto” le aree coinvolte non sono quelle maggiormente coinvolte nella
memorizzazione e nei collegamenti fra idee. E’ singolare
pensare che non vengano utilizzate proprio le parti che servono di più. Sarebbe
come pensare di fare un giro in auto e invece che farla muovere col motore,
la spingessimo!
Oltre ad apprendere le tecniche è però importante avere
fiducia in se stessi: quello che serve attuare è il ciclo dell’autorealizzazione:
Facciamo un esempio: avete mai desiderato che una cosa si
realizzasse ad ogni costo, a tal punto che il solo pensiero vi dava emozioni
positive? Pensate all’atteggiamento che avevate in qui
momenti. Sicurezza, passione, entusiasmo. Pensate all’ Energia, alle azioni cariche di motivazioni e alla voglia di riuscire
che avevate grazie a quell’atteggiamento! Quelle azioni hanno
certamente portato a un Risultato. Quindi è fondamentale la determinazione:
concentrarsi sull’obiettivo e non sulle difficoltà. Allora? Pronti a scoprire queste
tecniche? Al prossimo numero allora!
(Continua nel prossimo numero di Prometeo - “Imparare
tanto bene una cosa da potersene dimenticare” - I segreti della memoria, la
Creatività, Metodo P.A.V )
BIBLIOGRAFIA:
F.Yates,
L'arte della memoria, Einaudi, 1993.
Tony Buzan, Usiamo la memoria, Frassinelli, 2004
M.Salvo, Il segreto di
una memoria prodigiosa, Gribaudo, 2007
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