Leone
d'oro al film "Pietà"
Odo Paganelli, 3^H
Una società vittima del denaro, in rapida e
incontrollata evoluzione espansionistica, come quei grattacieli che divorano
sempre più le fatiscenti case dei bottegai. Chi non paga, è finito. La guerra
degli usurai è senza pietà ("pieta" nell'originale, idea nata da una
visione michelangiolesca del regista. Kim Ki-duk ha visitato
il Vaticano 2 volte ed ha
dichiarato di essere rimasto molto colpito dal capolavoro di Michelangelo e
dall’immagine dell’abbraccio della Pietà, che si è portato dentro per molto
anni; per il regista l’abbraccio è
l’immagine del dolore e della sofferenza che riguarda tutta l’umanità e di una
condivisione di questo dolore). Il film parla
di un uomo brutale che lavora per
uno strozzino crudele. Senza famiglia o persone
care di cui preoccuparsi, non ha
paura o esitazione quando si
tratta di realizzare le sue
cattive azioni. Un giorno, una donna misteriosa si presenta nella sua vita, dicendo che è sua madre. In un primo momento, lui non le crede, non avendo ricordi di una madre. Ma,
come il suo attaccamento a lei
cresce, scopre il
suo triste e raccapricciante segreto. È un Kim
Ki-duk spietato e poetico quello che ha portato a Venezia il suo
"Pieta", trionfatore con il Leone d'Oro.
Il regista, come ha dichiarato in conferenza
stampa, era da 4 anni che non dirigeva un film con un cast ed una troupe al
completo, e per lui girare questo film è stata una “benedizione”
e per questo, afferma, bisogna realizzare film significativi.
Kim Ki-duk realizza film improntati
su storie dolorose che analizzano aspetti sconosciuti dell’esistenza. Questo è
un film sul “capitalismo estremo” e parla delle conseguenze che il capitalismo estremo ha sulle relazioni
umane interpersonali, su come un uso improprio del denaro deteriori
profondamente i rapporti fra gli uomini (se il denaro rappresenta il solo loro
interesse), ma indica anche la possibile salvezza
dell'umanita' attraverso il recupero di determinati valori.
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