domenica 24 febbraio 2013

FEMEN: perché dire NO è un diritto


FEMEN : perché dire NO è un diritto.
di Ran Ceretta
       

Mercoledì 3 Ottobre, a Parigi, 7 membri del movimento di protesta non-profit Femen hanno manifestato nel museo del Louvre davanti alla Venere di Milo, l’ immagine della bellezza classica per definizione. 
Le sette donne, sei francesi e la 22enne ucraina Inna Shevchenko rifugiata in Francia per timore di persecuzioni nel suo paese, si sono introdotte nel museo fingendosi turiste; poi, hanno scavalcato le recinzioni attorno alla celebre statua ellenica e, come da tradizione al Femen, sono rimaste in topless con scritte sul corpo e cartelloni per rappresentare il loro dissenso riguardo allo stupro di una ragazza tunisina 27enne avvenuto agli inizi di settembre. I cartelli umani attorno alla Venere volevano gridare a pieni polmoni un NO deciso verso qualsiasi genere di violenza sulle donne e opporsi all’integralismo degradante di certi paesi musulmani. Tra le scritte più incisive sul corpo delle manifestanti ricordiamo: “ Abbiamo mani per fermare la violenza”, “Lo stupro è un crimine”,  “ Giustizia contro gli stupratori”, “ No vuol dire no”  e “ Colpevole di essere una donna”.
 Le attiviste, in seguito, hanno appeso sulla Venere di Milo uno striscione che recitava:” Stupratemi, sono immorale”.
Dopo pochi minuti, il personale di sicurezza del museo è intervenuto per rimuovere il cartello e far allontanare le ragazze che, come sempre, sono state mandate via in malo modo o arrestate.

La ragazza per la quale si è manifestato era stata violentata da tre poliziotti dopo essere stata fermata perché si trovava - secondo la testimonianza degli stupratori - in un "atteggiamento immorale" con il suo fidanzato. Ora la ragazza sta affrontando il processo in cui si trova imputata per oltraggio al pudore. La mattina del processo, 200 manifestanti si sono ritrovati davanti al tribunale di Tunisi per mostrare il loro appoggio alla giovane che, a detta dei suoi avvocati, ha deciso di battersi. I manifestanti hanno mostrato cartelli e striscioni sui quali era scritto "Rivoluzione rubata, donna velata, ragazza violentata" (in francese i tre verbi sono molto simili e creano una bella consonanza:  'voler, voiler, violer').
La ragazza, durante un’intervista, ha fatto notare al mondo la situazione orribilmente paradossale che è costretta ad affrontare, infatti, ci dice:  "Nel mio paese la polizia mi violenta e la giustizia mi accusa".

Il Femen è un movimento di protesta fondato a Kiev, Ucraina, nel 2008 da Anna Hutsol. Certi lo definiscono una nuova forma di femminismo; infatti, i suoi membri, per lo più ragazze di 18-20 anni, manifestano per le strade, le piazze, nei musei e negli edifici pubblici, sempre rigorosamente in topless, contro il sessismo, la violenza sulle donne, il turismo sessuale e altre discriminazioni sociali che, per molti anni, hanno compromesso l’immagine dell’ Ucraina. La fondatrice del movimento ha giustificato i suoi metodi provocatori affermando che quello di spogliarsi "è l'unico modo per essere ascoltati in questo paese. Se avessimo manifestato con il solo ausilio di cartelloni le nostre richieste non sarebbero state nemmeno notate". Riguardo l'utilizzo del corpo femminile come mezzo per attirare l'attenzione mediatica ha affermato: "Mi sono resa conto che il femminismo tradizionale qui in Ucraina non avrebbe attecchito, né con le donne né con la stampa e tanto meno con la società. Ho fondato Femen perché ho capito che nella nostra società mancavano donne attiviste; l'Ucraina è maschilista e le donne, per ora,  hanno un ruolo passivo”.
Durante un'intervista del quotidiano britannico The Guardian, inoltre, Inna Shevchenko, una delle maggiori rappresentanti del movimento, ha affermato che il togliersi gli indumenti durante le proteste serve affinché "le persone possano vedere che non abbiamo armi, eccetto i nostri corpi" e che questo comportamento, "in un mondo che appartiene agli uomini", è l'unico per "provocarli e catturare l'attenzione di tutti".
Lo scopo del centro è combattere le discriminazioni a livello globale, espandendo il Femen nelle metropoli del mondo, come Parigi, New York, Montréal e San Paolo.
Già dall'aprile del 2010 il movimento stava considerando l'idea di diventare un partito politico per partecipare attivamente alle elezioni parlamentari, i suoi membri contano di diventare il più grande partito femminista del mondo. 


Le donne del Femen sfruttano il loro corpo per richiamare l’attenzione, ma non su loro stesse, bensì su quello che hanno da dire; non sono belle ragazze che si esibiscono nude, ma donne che vogliono imprimersi nella memoria della gente, che vogliono cambiare l’immagine della donna-prostituta in certi paesi(Ucraina) e combattere per il concetto di donna-persona in altri (Tunisia, paesi integralisti musulmani).
Ho grande stima di queste donne e non mi soffermerei sul fattore nudità della loro politica, se così vogliamo chiamarla; non importa se siano vestite, svestite, con scritte sul corpo o ghirlande di fiori in testa, ciò che è davvero importante è che sono donne coraggiose, che non hanno paura di esporsi per quello in cui credono e di lottare per ciò che per molti è meglio non sentire, non vedere e di cui non si deve nemmeno parlare. Queste giovani attiviste, queste pioniere del femminismo moderno affrontano i problemi letteralmente di petto, in modo provocatorio, ma con un qualcosa di spensierato e sbarazzino che stupisce e, allo stesso tempo, fa riflettere e sorridere. La loro non è un’esposizione di corpi, ma di idee, è un modo innovativo e creativo di battersi per i propri ideali e diritti in quanto donne. 
La cosa migliore è che sono donne qualsiasi che hanno qualcosa da dire, anzi da urlare, nude, in mezzo alle piazze; non tutte sono belle, non tutte sono magre, non tutte sono giovani, con un bel viso e con bei capelli, sono donne,
donne e basta. 

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